La vicepresidente dell’Inps, Marialuisa Gnecchi, ha parlato dello ”scandalo” della richiesta bonus da parte di alcuni parlamentari: “Io i nomi non li farei”.
ROMA – Lo “scandalo” che ha coinvolto cinque parlamentari, i quali hanno richiesto il bonus Inps di 600 euro, coinvolge l’istituto previdenziale, suo malgrado.
“Rivelazione dei nomi? Decide il Garante”
La vicepresidente Inps, Marialuisa Gnecchi, ha rilasciato un’intervista al Corriere della Sera. La dirigenza, circa l’opportunità di rivelare i nomi dei parlamentari, ha dichiarato: “Credo che a pronunciarsi debba essere il Garante della privacy. Io i nomi non li so e se li sapessi non li direi“, bisogna “riflettere su come sono stati costruiti questi bonus e soprattutto sulle correzioni possibili“.
Inps: “Rivedere il sistema del bonus”
Sull’opportunità da parte dei parlamentari di richiedere il bonus. Gnecchi ha spiegato che “è un problema di etica e responsabilità individuale. Quelle domande sono eticamente discutibili, ma la legge prevede che la prestazione va erogata, l’Inps non può fare altro che procedere. Spero che questo caso serva a far riflettere su come sono stati costruiti questi bonus e soprattutto sulle correzioni possibili“.
Gnecchi critica il Governo
“Siamo ancora in tempo per fare un’operazione di giustizia“, continua Gnecchi. Intende dire che i bonus a pioggia sono un’ingiustizia? “Esatto. Con il primo decreto, quello di marzo, l’intenzione del governo poi confermata dal Parlamento è stata quella di aiutare tutti e subito. Ma per fare in fretta non c’è stata nessuna selettività“. A marzo “nessuno immaginava che ancora adesso saremmo stati qui a girare con le mascherine. Ma poi bisognava usare i Codici Ateco, che indicano il ramo di attività: se il negozio è chiuso, il bonus c’è, se il negozio è aperto, il bonus non c’è. Ma la selettività è arrivata solo a maggio…”.